Il campo di interesse della medicina psicosomatica è rivolto ai fattori emozionali e psichici ritenuti responsabili di malattie somatiche, gli attuali studi delle neuroscienze stanno sempre più evidenziando la stretta connessione tra mente e corpo.
Il presupposto di base della medicina psicosomatica è che l’uomo è un’unica unità funzionale dove la malattia a livello fisico è da considerarare come il sintomo di un disagio a livello psichico. Secondo questo approccio il fattore emozionale riveste pertanto una certa importanza per la comprensione del quadro clinico ed il sintomo (la malattia) tende ad essere letto come un messaggio che il corpo invia.
Il corpo in questo modo “ci parla” del vissuto emotivo, dei disagi dell’anima da cui l’individuo è afflitto con le proprie conflittualità profonde.
Secondo tale visione diventa importante la storia intima della persona sofferente, la quale, attraverso un percorso introspettivo promosso dalla psicoterapia, può arrivare a prendere coscienza dei propri conflitti intimi e indurre quel processo per affrontare e risolvere il problema alle sue origini emozionali.
La “guarigione” passa quindi attraverso la consapevolezza e la conoscenza di se, del proprio mondo interno, dimensione oggi tanto svalutata e sempre più trascurata.
Da alcune stime si calcola che circa il 60% delle richieste sanitarie rivolte ai medici di base sia di natura psicosomatica.
Le classiche malattie considerate psicosomatiche sono prevalentemente a carico del sistema gastro-intestinale, respiratorio, cardiovascolare, cutaneo, muscoloscheletrico, genitourinario ed endocrino. Pertanto emicranie, coliti, stipsi, ulcere, eczemi e psoriasi, aritmie, disturbi osteoarticolari ecc., rientrano in questo ambito.
Il “Disturbo da Somatizzazione” è da considerarsi a tutti gli effetti un disturbo d’ansia e come tale rientra nelle caratteristiche principali proprie della sindrome ansiosa.
Sebastiano Cesario
fonte: www.farodiroma.it