La relazione madre-bambino: lo sguardo della madre e il ruolo dei neuroni specchio


Lo sguardo della madre e il ruolo dei neuroni specchio

Dalla nascita e nel corso del primo anno di vita la relazione tra madre e bambino avviene prevalentemente attraverso il corpo e lo sguardo. Lo sguardo che si stabilisce all’interno della relazione e la modalità con cui il bambino viene accarezzato, abbracciato e tenuto in braccio determinano un sistema di comunicazione affettiva molto importante per il futuro psichico del bambino stesso.

Tali scambi comunicativi consentono alla madre di stabilire una continuità nella interazione con il proprio bambino.

Come sostiene Winnicot, nella fase dell’allattamento madre e bambino stabiliscono un profondo contatto oltre che fisico anche con lo sguardo e questo consente al bambino di rispecchiarsi negli occhi della madre e di leggere in questi il proprio stato emotivo. A sua volta la madre deve avere la capacità di percepire comprendere e saper rimandare in maniera adeguata lo stato emotivo del bambino, consententogli di riconoscersi nel volto materno come in uno specchio.

Tale processo viene definito “sintonizzazione affettiva” e consente al bambino di acquisire la capacità di regolare le emozioni.

L’organizzazione del Sé del bambino viene progressivamente acquisita mediante esperienze interpersonali di “sintonizzazione affettiva” che contribuiscono a stabilire un adeguato equilibrio tra emozioni positive e negative, aspetto che influenza direttamente le modalità di sviluppo dei circuiti neurali implicati nella modulazione delle emozioni.

Ritornando alla funzione dello sguardo materno, certamente una madre depressa, immersa nel proprio dolore psichico, spesso non sarà in grado di restituire al proprio bimbo la sua immagine con le giuste tonalità emotive.

La teoria del “rispecchiamento empatico” trova il suo aggancio neurobiologico nella scoperta dei neuroni specchio che possono essere visti come il correlato neurale del rispecchiamento.

La scoperta dei neuroni specchio ha modificato la visione delle neuroscienze basata fino agli anni 80 su una visione di un cervello organizzato per compartimenti stagni. Oggi sappiamo che le capacità percettive, la comprensione (intesa come decodifica del percepito) e l’azione non sono separati uno dall’altro ma interagiscono dando origine ad un processo cognitivo-elaborativo che permette la comprensione dell’azione degli altri.

La principale funzione dei neuroni specchio è quindi la comprensione di quello che gli altri stanno facendo, non la semplice imitazione. I neuroni specchio inoltre rivestono una funzione fondamentale non solo per quanto riguarda la percezione del movimento ma anche per l’osservazione delle emozioni negli altri.

Sulla base di queste scoperte si pensa che il sistema dei neuroni specchio stia alla base delle precoci capacità relazionali del bambino.

I neuroni specchio inoltre permettono alla madre, osservando il proprio figlio, di vivere e comprendere dentro di lei le emozioni che percepisce e di rispondervi adeguatamente, stabilendo in questo modo una sana relazione fondamentale per la sopravvivenza del bambino e per il suo sviluppo mentale.

BIBLIOGRAFIA:

 Gallese V., Migone, P., Eagle, M. (2006) La simulazione incarnata: I neuroni specchio, le basi neurofisiologiche dell’intersoggettività ed alcune implicazioni per la psicoanalisi. Psicoterapia e Scienze Umane XL, 3:543-580.

 Stern D.N. (1998) Le interazioni madre-bambino, Cortina, Milano

Winnicott D. W. (1970) Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma, 1970

Winnicott D. W.(1974) Gioco e realtà, Armando , Roma